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Ferisce
l'amico con un colpo di «lupara», ed ai carabinieri che lo
raggiungono in ospedale racconta di un agguato teso a lui ed al
ferito davanti ad un bar, ad opera di sconosciuti giunti a bordo
di un'auto di colore scuro. I militari però non gli credono, e
dopo gli
accertamenti
lo arrestano con le accuse di detenzione, porto abusivo e
ricettazione di un'arma, spari in luogo pubblico, e lesioni
personali colpose gravissime. Dall'altra sera a mezzanotte,
dietro le sbarre del carcere leccese di borgo san Nicola, si
trova Rocco Iacobazzi, 31 anni, di Casarano, già noto alle forze
dell'ordine per reati contro il patrimonio e la persona, armi e
rapina. Quanto all'amico ferito, Cosimo Pizzi, un 23enne di
Ugento incensurato e dipendente di un autolavaggio, si trova
ricoverato in prognosi riservata nell'ospedale «Cardinal Panico»
di Tricase, dove per essere sottoposto ad un intervento
chirurgico nel reparto di chirurgia vascolare, era stato
trasportato dal «Ferrari» di Casarano. La fucilata gli ha rotto
l'osso della gamba, e per questo il giovane rischia di perderne
l'uso. Tutto ha preso il via, l'altra sera attorno alle ore 23,
quando dall'ospedale casaranese, è giunta alla centrale
operativa della Compagnia dell'Arma, la notizia che al pronto
soccorso accompagnato da un amico a bordo di una Lancia Thema di
colore scuro, era appena giunto un giovane con la gamba destra
spappolata all'altezza del ginocchio da un colpo d'arma da
fuoco. Giunti sul posto agli ordini del capitano comandante
Giuseppe Sportelli e del suo vice Riccardo Urciuoli, i militari
hanno trovato Rocco Iacobazzi, che assisteva l'amico ferito,
Cosimo Pizzi. Dalla viva voce dei due, ai quali nel frattempo si
era aggiunto un altro amico, un 23enne di Casarano, che nel
frattempo li aveva raggiunti alla guida di una Fiat Punto, gli
investigatori hanno appreso che davanti ad un dato bar della
città, i tre erano caduti in un agguato, messo a segno da
individui a bordo di un'auto di colore scuro. Ed hanno aggiunto
che dalla vettura era partito un solo colpo, che non si sapeva
bene a chi dei tre fosse diretto. Raggiunta la zona del bar in
questione, i carabinieri non hanno però trovato tracce
dell'agguato, neppure quando hanno interrogato i clienti del
locale pubblico. Mentre erano alle prese con le indagini,
dall'equipaggio di una pattuglia del Radiomobile, ecco poi la
notizia che in via Covile, c'era una vistosa chiazza di sangue,
sulla quale c'erano ancora chiari i segni del passaggio di uno
pneumatico. Messi così alle strette, Iacobazzi e Pizzi hanno
confessato, e si è così scoperto che il colpo di «lupara» che
imbracciava il primo, era partito accidentalmente a bordo della
Lancia Thema.
Quel fucile
ritrovato in campagna
Dopo aver
raccontato com'erano andate veramente le cose, Rocco Iacobazzi
ha anche fatto ritrovare la «lupara» caricata a pallettoni, che
nel frattempo aveva nascosto in un casolare in località «Botte».
Si tratta di un fucile calibro 12 con la matricola abrasa,
all'interno del quale c'erano due cartucce: una intatta, e
l'altra già esplosa al momento del ferimento di Cosimo Pizzi.
Sull'arma si sono ora accentrate le attenzioni dei carabinieri,
anche al fine di verificare se ha già sparato. Per questo, oggi
stesso la «lupara» verrà inviata agli esperti del Ris, il
Raggruppamento investigativo speciale dell'Arma, che per prima
cosa dovranno risalire al suo numero di matricola. A quanto è
dato di sapere, il fucile imbracciato illegalmente da Iacobazzi,
in origine era una «doppietta» da caccia, che qualcuno aveva poi
modificato, sino a farla diventare appunto una lupara. Che se
non è proprio un'arma di precisione, allorché raggiunge il
bersaglio, ha effetti devastanti. |